Friday 7 May 2010

La Bella Elena... e non è una torta

Vi ricordate le pere sciroppate? Ecco, questo dolce è un tipico dolce polacco diciamo elegante, per le grandi occasioni e si chiama piekna Helena, cioè bella Elena. In poche parole si tratta di una pera cotta con la cannella o la vaniglia (dipende dai gusti) servita con la salsa di vaniglia, spesso decorata con il cioccolato o la frutta rossa.


Per la preparazione delle pere Vi rimando alla ricetta per le pere sciroppate che si possono anche preparare al momento. Ovviamente, se le avete già nei barattoli, la preparazione del dessert è velocissima. Vi posto la ricetta per la salsa di vaniglia:

Ingredienti:
500 ml latte o panna fresca
2 tuorli
3 cucchiai di fecola di patate
3 cucchiai di zucchero
1 bacca di vaniglia
marmellata di mirtilli rossi q.b.
glassa di cioccolato o cioccolato fuso (facoltativo)

Amalgamate la fecola di patate con un bicchiere di latte / panna e frullate i tuorli con lo zucchero. Fate bollire il resto del latte (o la panna) con una stecca di vaniglia tagliata a metà; togliete la vaniglia, abbassate la fiamma e aggiungete gradualmente la fecola con il latte girando energicamente. Fate raffreddare un po' e versate la salsa nei tuorli sbattuti girando sempre per evitare che si formino i grumi. Se nonostante questo si sono formati, frullate tutta la salsa, poi fatela raffreddare. Si dovrebbe servire tiepida.


Nel frattempo farcite le pere con la marmellate di mirtilli rossi e sistematele sui piattini. Sopra ogni pera versate la salsa; decorate con la glassa al cioccolato, la frutta rossa e qualche foglia di menta...

La salsa si può usare anche sulle crepes o altri dolci, p.es. torta di mele.

Friday 30 April 2010

La gita gastronomica in Toscana 2. Pienza e il pecorino

Dopo Montepulciano e Monticchiello, un'altra tappa importantissima della gita: Pienza, un borgo medievale ricostruito poi in stile rinascimentale situato nella bellissima Val d'Orcia (nella foto sopra)... e soprattutto famosa per il pecorino :) E' un momento perfetto di parlare del pecorino, tra il 25 Aprile e il 1 Maggio... :) Infatti Pienza ci sono più pecorini che pientini... :))

Nelle foto in basso potete "ammirare" svariati tipi di pecorini....


Ho comprato quello stagionato nella vinaccia (foto a destra) e sono curiosissima di assaggiarlo... Vi farò sapere :) Comunque se doveste capitare a Pienza, Vi posso suggerire un "posticino" per mangiare: Dal Falco. Ce l'hanno consigliato in un negozietto con i gessetti profumati e effettivamente, nonostante fosse situato un po' fuori il borghetto (o forse per questo), non ci ha deluso. La cosa più carina, secondo me, è il menù degustazione (e noi se si tratta di degustare siamo sempre pronti :)): toscano o pientino. Con ogni piatto di portano un vino abbinato... vi faccio immaginare...

In conlusione, di Pienza mi ricorderò la Via dell'Amore e la Via del Bacio, Enea Silvio Piccolomini (il Papa Pio II nato qui), Bernardo Rossellino (l'architetto che ha progettato il centro rinascimentale di Pienza) e poi ovviamente il pecorino, la degustazione e il vin santo... :)

Si potrebbe dire che il Leitmotiv di questo fine settimana è stata la degustazione... :) e il risultato che ho portato a casa: tre bottiglie di vino, una di olio, due forme di pecorino, un bellissimo tagliere di ulivo, qualche gessetto profumato e... un paio di chili in più... :)

Buon 1 Maggio a tutti gli amatori di pecorino!!!

Thursday 29 April 2010

La gita gastronomica in Toscana 1. Montepulciano e d'intorni.

Questo fine settimana sono stata in missione... meglio in trasferta :) Ho fatto delle indagini moooooolto approfondite sulla cucina toscana in genere e in particolare su quella pientina... Per questo oggi, invece di portarvi come al solito in cucina, vi porto in giro! In giro per la Toscana. Anzi per la sua piccolissima parte: Montepulciano, Pienza e d'intorni.... Let's go!

Montepulciano (sulla foto sopra) non ha tanto bisogno di presentazioni: un borghetto medievale pieno di enoteche e bellissime piccole botteghe in mezzo ai vigneti e uliveti... E qua passiamo al dunque: il vino! Quando sei a Montepulciano inevitabilmente finirai in qualche cantina a degustare il vino... anche alle 11:00 di mattino :)


La gita a Montepulciano è stata molto "istruttiva"; ho imparato una cosa indispensabile per sopravvivere in un posto pieno di cantine e enoteche: scegliere quella più vicina alla chiesa, possibilmente alla chiesa più antica, perché probabilmente sarà anche quella più antica e più rinomata. Noi abbiamo scelto un po' per caso, ma si è rivelata un'ottima scelta: la cantina Gattavecchi (nelle foto sotto).



Io non avevo mai prima visitato una cantina e mi è piaciuta tantissimo; è del '200 e in fondo alle grotte c'è perfino una tomba etrusca (vuota, ovviamente :)). Inutile dire che ho anche degustato... :) Non sono capace di fare l'analisi organolettica (per questo ci vorrebbe Valentina :)), quindi mi limito a dire: BUONO. Comunque sono uscita dalla cantina con il vino nelle mani e alla testa... :)


Per non farci mancare niente, abbiamo deciso di "degustare" anche il caffè nell'antico Caffè Poliziano (1868).



Il Caffè Poliziano, in stile liberty che io amo tanto, fa parte dei Locali Storici d'Italia ed è stato frequentato da tanti personaggi famosi e illustri come p.es. Federico Fellini. Insomma, una specie di Jama Michalika di Cracovia... solo che in una cittadina di 14.500 abitanti... Ci sarà stato qualcosa che ha attirato tutte queste persone a Montepulciano... ? A parte lo splendido panorama, ovviamente... :)) Appunto, sulle mie foto non si vede (troppa luce :)) la grande vetrata che dà proprio sulla Val di Chiana, un panorama bucolico.

Va bene, passiamo alle cose serie: la torta al limone. Questa è la mia torta preferita di Nowa Prowincja (la mia caffetteria preferita di Cracovia); è un vero capolavoro. Quella di Caffè Poliziano è magari un po' più dolce, ma ugualmente buona.

Ho fatto questa torta tantissime volte e Vi devo assolutamente postare la ricetta, non appena aggiunto il forno... una lunga storia... Qualcuno mi può spiegare com'è possibile che il vetro del forno scoppi all'improvviso?! Il mio si è rotto in mille pezzi quando ho chiuso lo sportello dopo averci cotto una cosa... Adesso non posso fare nemmeno una semplice babka per la colazione di domenica! :(

Ma ritorniamo a noi e alla gita... come avrete capito, mi sono divertita e secondo me deve essere particolarmente bello visitare quei posti in autunno, nel periodo di vendemmie... Ah! Dimenticavo la cosa più importante: i vini più famosi sono il Nobile e il Rosso di Montepulciano.

Ancora una curiosità: se si viene l'ultima domenica di agosto a Montepulciano, si può assistere ad un evento chiamato Il Bravio delle Botti. E' una gara tra otto contrade di Montepulciano che consiste nello spingere le botti (80 kg!) per un percorso di 1700 metri...
Un'altra tappa della passeggiatina nella Val d'Orcia è Monticchiello, un piccolo borghetto a ca. 10 km da Pienza. Non posso postare tutte le foto che ho fatto per ricordo di questa splendida mattina, ma spero che le queste poche immagini rendano l'idea... Di Monticchiello mi ricorderò una bellissima giornata di primavera, il panorama sulla Val d'Orcia, il rosmarino che cresceva vicino a ogni casa e, passando alle cose più terrene, la buonissima torta di riso e ricotta (sulla foto sotto) che non so ancora come si fa, ma lo scoprirò... :)
to be continued...

Thursday 22 April 2010

I colori del Gusto. The colours of Taste.



Guardate un po' che ho trovato! Questo volume, che si chiama proprio come il mio blog, è una raccolta di dipinti della Scuola Napoletana del '600... dipinti che rappresentano "l'evoluzione del gusto e la raffigurazione della cultura gastronomica napoletana"... Sarà un caso che si tratta proprio della cucina napoletana? ;) Mah...

Tuesday 6 April 2010

Baba Wielkanocna, cioè l'antenata del babà napoletano

Le feste sono sempre una buona occasione per ritornare alle proprie tradizioni... essendo all'estero la cosa diventa un po' più complicata, ma comunque ho deciso anche io di preparare qualcosa di tradizionalmente polacco. E che cosa c'è di più tradizionale a Pasqua della baba wielkanocna?! E qua la cosa si fa un po' triste, perché a pensarci bene la baba o babka, il simbolo della Pasqua in Polonia, non è nient'altro che una via di mezzo tra il panettone e il babà... Ehh... quando si dice che tutto il mondo è paese... :) Per consolazione posso solo aggiungere che siamo stati noi per primi a fare la baba vel. il babà o meglio siamo stati noi a inzupparlo nel rum... :)



Comunque, come al solito ci sono tante versioni della babka: con i canditi, solo con l'uvetta , con la glassa sopra o con lo zucchero a velo... Io ho scelto la versione l'uvetta + zucchero a velo come più leggera e adatta anche per la prima colazione.

Ah! Una curiosità! Baba è in polacco l'accrescitivo di donna e babka e a sua vola il diminutivo dell'accrescitivo :) quindi donnone e poi donnonina (?) :) qualche idea migliore per la traduzione?

Ingredienti:
500 g farina
50 g lievito di birra
200 ml latte tiepido
100 g burro
150 g zucchero
100 g uvetta
6 tuorli
1 limone non trattato
1 bustina di vaniglia
pizzico di sale

Inoltre servirà:
stampo antiaderente per budino




Sciogliete il lievito con un cucchiaio di zucchero nella metà del latte tiepido e lasciate riposare per qualche minuto. Nel frattempo lavorate i lavorate i tuorli con lo zucchero; sciogliete il burro e lasciatelo raffreddare.

Setacciate la farina, aggiungete il lievito cresciuto e cominciate a lavorare; aggiungete i tuorli con lo zucchero, poi la scorzetta del limone, la vaniglia, un pizzico di sale e il resto del latte. Lavorate l'impasto e quando sarà omogeneo aggiungete un po' alla volta il burro sciolto e continuate a lavorare finché il burro non sarà incorporato. Coprite con un panno pulito e lasciate riposare in un posto caldo per 1 ora ca.

Passata almeno 1 ora, sbollentate velocemente l'uvetta, aggiungetela all'impasto e impastate un'altra volta. Imburrate lo stampo e riempitelo con l'impasto fino a 3/4. Il libro dice a questo punto di lasciar riposare per un'altra ora. In pratica, l'impasto aumenta tanto il volume, il mio l'ha almeno triplicato, quindi è venuta una baba grande e una piccola. Per quanto riguarda il tempo del secondo riposo, più lo lasciate lievitare, più aumenterà il volume, quindi state attenti. (Io l'ho praticamene dimenticato ed è fuoriuscito dallo stampo.)

Preriscaldate il forno a 200° e infornate il dolce per 10 minuti; abbassate la temperatura a 180° e proseguite la cottura per altri 40 minuti ca. Fate la prova dello stuzzicadenti e se risulta asciutto, potete finire la cottura. Fate raffreddare la babka e cospargetela di zucchero a velo prima di servire.

La ricetta originale suggerisce di bagnare l'uvetta in un liquore, invece di sbollentarla, ma in questo caso diventa più un dolce da dessert e meno da colazione. Conservate la baba chiusa in una bustina o coperta con la stagnola, altrimenti si secca velocemente.

Sarebbe consigliabile preparare la baba lo stesso giorno, quando deve essere servita o al massimo il giorno prima, dopo diventa un po' secca e va bene per la colazione oppure si può bagnare con il liquore come appunto il babà... e così si chiude il cerchio: dalla baba al babà :))

Monday 15 March 2010

Pere sciroppate

Ciao a tutti! E' un po' che non posto nessuna ricetta... diciamo che per un po' ho voluto godermi la cucina altrui invece di cucinare :) Comunque adesso eccomi qui con le nuove ispirazioni e idee per il menù di Pasqua e non solo... può darsi che le pere sciroppate faranno parte di una delle ricette pasquali... ma non roviniamo le sorprese...


Ingredienti:

1 kg di pere
500 g zucchero
700 ml acqua
1 limone
1 stecca di cannella



Sbucciare
le pere e togliere il torsolo usando un cavino, ma lasciare il picciolo. Potete anche tagliarle a metà e dopo togliere il torsolo. Preparare lo sciroppo d'acqua, zucchero e il succo di limone, aggiungere la stecca di cannella e cuocerlo per ca. 10 minuti. Immergere le pere e cuocerle nello sciroppo per ca. 15 minuti. Sgocciolare le pere e far bollire lo sciroppo ancora per ca. 15 minuti. Sterilizzare un barattolo grande da 1,5 l; sistemarci le pere in modo da non lasciare troppo spazio vuoto. Versare lo sciroppo e sigillare bene il barattolo e far raffreddare.



Quando il barattolo avrà raggiunto la temperatura ambiente, mettetelo in una pentola con sotto un canovaccio e ricoprite d'acqua (anche a temperatura ambiente). Portate all'ebollizione e fate bollire per ca. 30 minuti. Se avete riempito più barattoli piccoli separateli nella pentola con una canovaccio in modo che non possono rompersi durante la cottura. Passati 30 min. spegnete il fuoco e lasciate raffreddate i barattoli dentro la pentola con l'acqua. Le pere si possono conservare ca. 8-10 mesi.

Monday 8 March 2010

Auguri a tutte le donne!


Ho pensato stamattina: se dovessi augurare una cosa alle donne che cosa sarebbe? E la mia risposta è la libertà. La libertà di decidere per se stesse, di esprimesri in qualunque cosa ci piaccia, la libertà dagli stereotipi, dai vincoli dei ruoli sociali, della nazionalità o delle religioni... libertà cioè autonomia, indipendenza e autosufficienza... Forse suona come uno slogan pubblicitario, ma è questa la cosa che io vorrei augurare a tutte le donne... giovani o meno giovani, italiane o straniere, comunitarie o cosiddette extracomunitarie... Auguri!

Tuesday 2 March 2010

Crème brulée al pistacchio




La crème brulée è senz'altro uno dei miei dessert preferiti... un po' per il suo sapore e un po' per la consistenza.... la crosticina croccante di zucchero caramellato e una crema morbidissima... Non è forse una ricetta tanto dietetica, ma ne vale la pena... :)

Ingredienti per 6 persone:
500 ml panna fresca
100 g zucchero semolato
5 tuorli
1 bacca di vaniglia
1 arancia non trattata (oppure 1 limone)
35 g di pistacchi

Per decorare:
zucchero semolato
pistacchi

In un pentolino scaldate la panna con la metà dello zucchero, la bacca di vaniglia tagliata longitudinalmente, la scorzetta dell'arancia e i pistacchi tritati. Girate finché lo zucchero non si sarà sciolto e portate all'ebollizione.

Togliete dal fuoco e lasciate riposare per 10 minuti. Lavorate i tuorli con il resto dello zucchero usando la frusta a mano. Setacciate la panna e versatela nei tuorli, mischiate la crema e versatela in 6 piccole pirofile. Sistemate le pirofile in una teglia con l'acqua. L'acqua deve arrivare più o meno a metà degli stampi.

Preriscaldate il forno a 140° e cuocete la crème brulée per 55 minuti.

Fate raffreddare e mettete nel frigo per 4 ore (in realtà già dopo un paio d'ore la crema è abbastanza compatta). Prima di servire cospargete di zucchero semolato e mettete al forno con la funzione grill per 10 minuti per caramellarlo. Dovete sistemare le formine più in alto possibile. Potete anche usare il cannello a gas (io ho fatto così) che è molto più comodo. Alla fine decorate con i pistacchi tritati...

Wednesday 24 February 2010

Ciambelline integrali allo yogurt


Sono in cerca delle buone ricette per i dolci da colazione, perché ho pensato che facendo a casa biscotti, muffin ecc. almeno so quel che mangio e soprattutto la mattina sarebbe meglio evitare i conservanti e fare la colazione con qualcosa di "leggero"...

Quindi, ho fatto un mix di varie ricette per muffin e ciambelle che ho trovato e ho fatto queste ciambelline: sono integrali, poco dolci e poi siccome c'è lo yogurt sono anche molto soffici, secondo me perfette per spalmarci la marmellata... Se, invece, non Vi piace la marmellata o le preferite secche, Vi consiglio di aggiungere più zucchero, ca. 200 g.

Di questa quantità di ingredienti sono venute ca. 20 ciambelline, alcune hanno piuttosto la forma dei muffin, perché ho messo troppo impasto nelle formine... :) ma importante che sono buone...

Ingredienti:
200 g farina bianca
150 g farina integrale
250 g yogurt bianco
80 g burro
120 g zucchero
1 bustina di lievito per dolci
100 ml latte
1 uovo
pizzico di sale

Lavorate il burro con lo zucchero finché non diventa spumoso, aggiungete la farina setacciata con il lievito e un pizzico di sale, continuate a lavorare. Aggiungete lo yogurt, il latte e l'uovo e lavorate finché gli ingredienti non saranno ben amalgamati.

Imburrate gli stampini per muffin oppure quelli piccoli da budino (io ho usato quelli) e mettete in ogni formina ca. 2 cucchiai d'impasto. Se ne mettete di più Vi verranno le muffino-ciambelle come a me... :) praticamente messe come sulla foto sopra sembrano ciambelle, se le capovolgi sembrano muffin :))) due in uno! Va be, nessuno è perfetto :)

Preriscaldate il forno e infornate le ciambelline a 180° per 20 minuti.

Avete altre idee per i dolci da colazione? Fatemi sapere! Cerco in particolare le ricette che almeno hanno le sembianze di cose sane e leggere... :)

Monday 15 February 2010

Pane integrale con il lievito naturale


Ladies and gentelmen, sono lieta di comunicarVi che questo è il pane più buono che io abbia mai fatto! :) Sono immodestamente orgogliosa di me! E' perfetto: la scorzetta croccante, la mollica soffice e soprattutto è integrale, con la crusca e senza il lievito di birra! Stavo pensando da tanto tempo come fare il pane con il lievito naturale, ma senza dover fare il lievito madre, non perché io non abbia voglia di farlo, ma semplicemente perché d'inverno non ho a casa la temperatura giusta (ca. 25°) o almeno non tutto il giorno. E quindi quando ho visto in un negozio con prodotti biologici il lievito madre di farro in polvere, non ci ho pensato due volte ed ecco il risultato! Va be', se mi sto vantando, almeno lo faccio bene: sono ancora più orgogliosa di questo pane, perché non ho seguito nessuna ricetta, se non la proporzione tra il lievito e la farina indicata sulla confezione e il resto è tutto l'opera mia... :))

Ingredienti:
200 g farina bianca
250 g farina di farro
50 g crusca
20 g lievito madre in polvere
250 ml d'acqua tiepida
sale
ca. 4 cucchiai d'olio extra vergine di oliva
semi di sesamo per decorare

Setacciate entrambe le farine con il lievito, aggiungete la crusca, il sale e l'acqua. Impastate finché gli ingredienti non saranno amalgamati (io ho usato lo sbattitore con le fruste a spirale), aggiungete l'olio e continuate ad impastare con le mani per ca. 5 minuti. L'impasto è abbastanza appiccicoso, quindi conviene impastare su un piano infarinato. Lasciate riposare coperto con un panno pulito per ca. 1 ora. Il mio impasto non è lievitato tanto, ha a stento raddoppiato il volume, ma poi è cresciuto tanto al forno.

Dividete l'impasto in 3 parti uguali e formate i panini dalla forma che preferite, io ho fatto una specie di baguette (non sono proprio le baguette come si deve :)) e cospargeteli con i semi di sesamo. Potete anche usare i semi di papavero o di girasole, insomma quello che vi piace di più. Cuocete nel forno già caldo a 200° per 15 minuti, riducete la temperatura a 180° e continuate la cottura per altri 15 minuti. Togliete dal forno, sistemate i panini sulla griglia e fateli raffreddare. Vi consiglio di conservare i panini in una busta di carta chiusa che mettete in un sacchetto di plastica.

Il pane fatto in casa ha appunto un altro vantaggio: conserva più a lungo la freschezza. Comunque io ho mangiato da sola una baguette intera, con il formaggio spalmabile, una fettina di peperone fresco, un pezzettino di porro e un pizzico di sale... una delizia... :)

Thursday 11 February 2010

I krapfen con la confettura di rose


Ormai tanto tempo fa sono arrivata alla conclusione che la cosa che unisce gl italiani e i polacchi e che ci rende culturalmente vicini non è una questione di religione o di politica, ma che adoriamo mangiare! Anni fa un polacco medio che andava per qualche motivo all'estero, si riempiva le valige di salsicce, pane, cetriolini in salamoia e spesso anche qualche bottiglia. Del resto ancora oggi quando prendo l'aereo dalla Polonia, mi capita di vedere gente che per far pesare di meno i bagagli ne tira fuori salsicce e prosciutti... :) Vi ricorda qualcosa? Forse gli italiani che si portano all'estero la pasta e il caffè? La mia suocera ha p.es. portato in Polonia le melanzane napoletane per fare la parmigiana... :) Del resto come potrei criticarlo, se ormai anche io porto con me la mia caffettiera da 1 tazzina e un pacco di caffè... per prendere la mattina un caffè come Dio comanda e non qualche schifezza solubile... :))

Gli stranieri in Italia (a volte parlo come se non lo fossi anch'io :)) si meravigliano di vedere le file davanti ai ristoranti, perché loro non trovando un posto andrebbero semplicemente dall'altra parte. Noi polacchi non facciamo file davanti ai ristoranti, ma il Giovedì Grasso ci sono code davanti alle migliori pasticcerie, quelle famose per i pączki, perché che carnevale sarebbe senza i krapfen. Ci sono persone che ne comprano decine e come nelle foto escono dalle pasticcerie letteralmente con le buste piene...
Le foto scattate da Pawel Stepniewski sono dal sito dziennik.pl.

I pączki tradizionali sono farciti con la confettura di rose e cosparsi di zucchero a velo, ma questa è soltanto una di tantissime versioni. Potete trovare anche i krapfen con la crema, con il budino o con vari tipi di marmellate, con la grassa o il cioccolato sopra, cosparsi di scorzette d'arancia candita o con l'uvetta, ma come al solito la soluzione più semplice è anche quella migliore. Infatti, secondo me la variante tradizionale, quindi con la confettura di rose, è la più riuscita.

Una volta risolto il problema del ripieno e dell'eventuale glassa, ci rimane da risolvere una questione: la frittura.

Confesso subito che non sono esperta di frittura, un po' perché cerco di evitarla e un po' perché non ho la friggitrice (proprio perché la voglio evitare). Infatti tutto quello che va fritto, lo faccio sempre al forno, ma in questa ricetta non si può proprio fare a meno della frittura. Secondo la tradizione i krapfen vanno fritti in una casseruola, ma dalle testimonianze raccolte risulta che vengono bene anche nella friggitrice. La maggior parte delle persone usa l'olio di semi, ma il metodo delle nonne prevede... l'uso dello strutto. Sì, lo so che fa schifo solo a pensarci, ma secondo me vale la pena di provare. Io ho mangiato solo una volta i krapfen fritti con lo strutto (l'ho saputo solo dopo averli mangiati) e mi ha sorpreso che, al contrario della frittura nell'olio, erano asciutti (non ungevano le mani) e non si sentiva assolutamente nessun sapore strano. Anzi, in realtà erano i migliori paczki fatti in casa che io abbia mai mangiato. Magari la prossima volta rischierò...
Ingredienti per 20-25 krapfen:

500g farina
250 ml latte
50 g lievito di birra fresco
3 tuorli
50 g zucchero
1 uovo
50 g burro
1 cucchiaio di rum o altro alcol
succo di ½ limone
1 bustina di aroma di vaniglia
sale
200 g di confettura di rosa canina
1 l d’olio per friggere
50 g zucchero a velo

Scogliere il lievito con un cucchiaio di zucchero nel latte tiepido, lasciar crescere in un luogo caldo finché non raddoppia il volume. Frullare i tuorli, l’uovo e lo zucchero. Sciogliere il burro e lasciarlo raffreddare.

Setacciare la farina, aggiungere il lievito, i tuorli frullati, il succo di limone, un cucchiaio di alcol, l’aroma di vaniglia e un pizzico di sale. Lavorare l’impasto fino ad amalgamare bene tutti gli ingredienti. Aggiungere il burro e continuare a lavorare finché l’impasto non si stacchi facilmente dalle mani, coprire con un panno pulito e lasciar riposare per ca. 1 ora in un luogo caldo. La temperatura ottimale per la lievitazione è superiore a 20 gradi.

Esistono più modi per formare i pączki:
  1. stendere la pasta di ca. 2 cm di spessore e ritagliare le cerchia con un bicchiere di ca. 7 cm di diametro; in questo caso i krapfen si riempiono con la confettura usando una siringa per dolci dopo la frittura.
  2. formare le palline prendendo ca. 40 g di pasta per ognuna; anche in questo caso il ripieno si mette dopo la frittura. Io ho adottato questo metodo.
  3. stendere due sfoglie di pasta di ca. 1 cm di spessore, ritagliare le cerchia. Su un cerchio sistemare un cucchiaino di marmellata, coprire con un altro cerchio, chiudere bene sui lati e formare la pallina.
Lasciar lievitare le palline formate per ca. 15 minuti e nel frattempo riscaldare l’olio. L’olio deve essere abbastanza per far galleggiare i krapfen liberamente. Friggere i pączki per qualche minuto finché non avranno raggiunto il colore marrone chiaro e poi girarli e friggere dall’altro lato. Farli asciugare sulla carta per fritti, riempirli con la confettura quando sono ancora caldi. Farli raffreddare e cospargerli di zucchero a velo. Assaggiateli quando sono ancora caldi, perché sono ancora più buoni!

Adesso alcuni consigli:
  • L’alcol nell’impasto non serve per il sapore, perché non si sente, ma per non far assorbire troppo l’olio durante la frittura, quindi è importantissimo metterne almeno un pochino. Io ho messo un cucchiaio di vodka, perché non volevo aggiungere nessun liquore particolare per non mischiare troppi sapori.
  • Il lievito sciolto è pronto per essere usato quando ha raddoppiato il volume e non fa più “bollicine”.
  • La proporzione tra il lievito e la farina non dovrebbe superare 1:10, quindi per 500 g di farina si usano 50 g di lievito di birra.
  • Per la frittura si può usare lo strutto o lo strutto mischiato con l’olio in proporzione 2:1.
  • La temperatura dell’olio dovrebbe essere di ca. 160 – 170 gradi.
  • Per rendere i krapfen più leggeri e farli assorbire ancora meno olio si possono sbollentare per 2 minuti prima di friggerli.
  • Si friggono meglio i pączki più piccoli. Se sono troppo grandi si bruciano fuori e dentro rimangono crudi. Secondo me, i krapfen crudi dovrebbero avere la grandezza di un mandarino. Comunque Vi consiglio di fare la prova dello stuzzicadenti.
Anche se la ricetta può sembrare un po’ complicata, Vi assicuro che è più difficile descrivere tutta la procedura che eseguirla. Quindi coraggio e buon appetito!

Wednesday 10 February 2010

Biscottini con la marmellata

Oggi una ricetta semplice e veloce... e ottima per la colazione :)


Ingredienti:
300 g di farina
80 g di burro
100 g di zucchero
1 bustina di lievito per dolci
pizzico di sale
4-5 cucchiai di latte
1 uovo
marmellata (io ho usato di arance)

Inoltre serviranno:
stampo per biscotti a fiore (o qualsiasi altro a piacere) grande
stampo per biscotti a fiore piccolo

Setacciate la farina con il lievito, aggiungete il burro tagliato a pezzettini e poi gli altri ingredienti. Impastate tutto insieme e se serve aggiungete un altro po' di latte. Nella ricetta originale c'erano 2 cucchiai di latte, ma è troppo poco, io ho messo 4-5 cucchiai. Formate una palla, avvolgetela in carta stagnola e lasciate nel frigo per ca. 30 min.

Stendete la pasta sul piano ben infarinato e ritagliate i fiori con lo stampo grande, poi nella metà dei biscotti ritagliate il foro usando lo stampo a fiore più piccolo oppure, come ho fatto io, ritagliate un cerchio piccolo. Spalmate di marmellata i biscotti senza foro e disponete sopra i fiori con il foro. Cuocete nel forno preriscaldato a 180° per 10 minuti.

I miei biscotti sembrano più rotondi che a fiore, perché si sono un po' "allargati". Infatti si dovrebbe strandere la pasta non troppo alta (ca. 2 mm), così poi non crescono tanto e non perdono la forma. Comunque sia, Vi assicuro che sono buoni, anche se magari non sono perfetti... :) Forse per ottenere la forma più definita, sarebbe meglio usare gli stampi a cuore o a stella e non quelli con il bordo ondulato (tipo fiore)... hmm... qualche consiglio?

Monday 8 February 2010

Torta rustica al salmone


Bentornati dopo il weekend! Che come al solito è stato troppo breve... Infatti non sono riuscita a realizzare tutto quello che avevo previsto... o il tempo è troppo poco oppure io "prevedo" troppo... hmm

Comunque fortunatamente ho trovato il tempo per cucinare... :) anche se di meno del solito. Questa volta ho fatto una torta salata velocissima e moltro versatile, perché si può servirla come antipasto o invece del primo e va bene anche per l'aperitivo se tagliata a pezzettini piccoli.

Ingredienti:

Per la pasta:
250 g farina
120 g burro
100 ml d'acqua
pizzico di sale
prezzemolo (facoltativo)

Per il ripieno:
2 zucchine abbastanza grandi
200 g salmone
2 uova
200 ml panna da cucina
1/4 cipolla
sale

Tagliate il burro a pezzettini e impastatelo con la farina, un pizzico di sale e l'acqua. Se volete aggiungete anche qualche rametto di prezzemolo tritato per decorare la pasta brisè. Impastate il tutto e formate un palla, copritela con la carta stagnola e lasciate riposare nel frigo per almeno 30 min.

Tritate la cipolla e tagliate le zucchine a quadretti; passate in padella con un filo d'olio e un pizzico di sale.

Stendete la pasta nella teglia per le crostate (io non imburro mai la teglia, ma la cospargo con un po' di farina), sistemateci sopra le zucchine con la cipolla e il salmone a fettine. Mettete da parte qualche fetta di salmone e frullatelo con la panna e le uova. Versate il "frullato" sulle zucchine. Infornate la torta a 180° per 30 minuti. Servitela calda o fredda, va benissimo con l'insalata mista.

Buon appetito!

Sunday 31 January 2010

La pasta e fagioli

Ecco un'altro piatto italiano che non avevo mai fatto finora... anche se, a pensarci bene l'ho fatto tante volte, ma come una semplice fasolka po bretonsku :) che sarebbe una specie di zuppa di fagioli senza pasta che si mangia con il pane... :) A parte la mancanza di pasta, le differenze sono poche... E così abbiamo trovato un'altra somiglianza tra la cucina polacca e italiana, cioè napoletana, perché questa sarebbe piuttosto a' past e fasul che la pasta e fagioli... :)

A proposito, permettete che faccio una breve digressione, ma lo sapete chi ha inventato il babà napoletano?! Il re polacco Stanisław Leszczyński! Infatti in Polonia il babà si chiama baba ed è un dolce pasquale simile al panettone. Si fanno anche babki piccole che assomigliano di più al babà napoletano, ma non sono immerse nel rum. Secondo la storia, il re polacco ha assaggiato il babà e siccome era secco e duro l'ha fatto inzuppare nel rum e così adesso i napoletani si mangiano il babà con il rum e noi senza... Non c'è che dire, uno scambio culturale in piena regola... :) Comunque Vi prometto la vera baba polacca a Pasqua. E adesso torniamo alla nostra pasta e fasul...

Ingredienti per 4 persone:
(o 2 napoletani ;P)
150 g di fagioli secchi
200 g di pasta mista
1/2 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 costa di sedano
2 cucchiai di prezzemolo
1 patata
250 ml passata di pomodoro
1 dado
sale
olio extra vergine di oliva

Il giorno prima di preparare la pasta mettere in ammollo i fagioli. Per renderli più morbidi ci si può aggiungere un pizzico di bicarbonato - così ho svelato il segreto di mia suocera :)

Il giorno dopo cuocere i fagioli e una patata sbucciata con un dado in ca. 700ml d'acqua. Ci vuole più di 1 ora di cottura a fuoco lento, perché i fagioli diventino morbidi. La patata serve per rendere il sugo più cremoso e se non diventa puree durante la cottura bisogna passarla nel passa verdure o nel tritatutto.

Nel frattempo preparare il trito di cipolla, prezzemolo, aglio e sedano e soffriggerlo con un filo d'olio, unirlo ai fagioli cotti e continuare la cottura, dopo un po' aggiungere la passata di pomodoro, regolare di sale e far cuocere per altri 10 minuti. Prima di buttarci la pasta, aggiungere ca. 300 ml d'acqua e portare tutto ad ebollizione.

Si può servire con un filo d'olio al peperoncino.

Le macine

All’inizio quando ho cominciato a conoscere più da vicino l’Italia e gli italiani l’usanza di inzuppare nel latte i biscotti, cornetti e vari dolci da colazione mi faceva un poco schifo… sembarvano una cosa molla gia masticata… Devo ammettere che alla fine mi sono ricreduta e adesso anche io inzuppo ogni mattina I miei biscotti nel cappuccino, proprio da vera italiana ;) Secondo me quelli che sono i più adatti all’inzuppamento sono le macine di Mulino Bianco e visto che le compro spesso, ho pensato che potrei anche provare a farle a casa.

Gli ingredienti indicati sul sito di Mulino Bianco sono questi:
Ingredienti:500g di farina 00;
50g di fecola;

150g di zucchero a velo;

100g di burro;

100g di margarina;

1 uovo;

5 cucchiai di panna;

una bustina di zucchero vanigliato;

una bustina di lievito;

un pizzico di sale.
L’unica cosa che ho cambiato per farli un po’ più leggeri è che ho sostituito la panna con lo yogurt naturale. Il procedimento è molto semplice, basta lavorare tutti gli ingredienti insieme, stendere la sfoglia di ca. 7 mm di spessore e ritagliare i biscotti. Preriscaldare il forno e infornarli a 180° per 15 minuti. Di questa quantità degli ingredienti vengono ca. 50 biscotti dal diametro di 5 cm.

Per il momento gli ho assaggiati soltanto “a secco” e confermo che hanno il sapore di quelli “originali”. Domani mattina vi potrò anche dire come si inzuppano nel latte… :)

Tuesday 26 January 2010

Gelatina di vino bianco con rosmarino

Come avevo promesso in uno dei post precedenti, ho rifatto finalmente la gelatina di vino bianco... La ricetta è semplicissima, ma richiede un po' di tempo e di pazienza...

Ma cominciamo dall'inizio: probabilmente vi ho già detto cheper la prima ho assaggiato le gelatine di vino a Trevignano. Erano tutte di vino rosso, cioè di diversi vini rossi e ogni gelatina aveva effettivamente un sapore diverso. Da allora ho fatto più volte le gelatine e ho cercato di raggiungere un simile risultato, finché non sono arrivata a queste conclusioni: la gelatina viene preparata o con i fogli di colla di pesce o con la pectina naturale. Io ho sempre usato la pectina naturale che si estrae dalle mele verdi durante la cottura, perché secondo me il senso di cose fatte in casa è proprio questo di usare gli ingredienti naturali e genuini. Purtropppo lo svantaggio di questo metodo è che il sapore di vino è "contaminato" dalle mele e quindi non si riuscirebbero a distinguere diversi tipi di vini usati. Il vino rosso si sente un po' di più, perché ha il sapore più deciso (la gelatina viene però meno densa), mentre la gelatina di vino bianco (che è più densa) ha più il sapore di mele, ma questo non va assolutamente a scapito del gusto che - almeno per me - è fantastico. Nella mia ricetta la gelatina ha il sapore di rosmarino e vi assicuro che "ci sta"... :)


Dopo tutte queste riflessioni e esperimenti sono arrivata alla triste conlusione che il mio ideale di gelatina non è così ideale, perché le buonissime gelatine che ho mangiato a trevignano erano sicuramente preparate con la colla di pesce o qualche altro addensante. A parte l'uso di ingredienti non naturali, questo metodo ha anche un altro svantaggio: la conservazione. Mentre la gelatina fatta secondo la mia ricetta si conserva benissimo anche per 12 mesi, quella fatta con l'addensante deve essere consumata subito.
Conclusione: viva la mela verde! :))))

Ingredienti:
2 kg di mele verdi
750ml di vino bianco secco
ca. 1 kg di zucchero
qualche rametto di rosmarino

Lavate e asciugate bene le mele, tagliatele in spicchi senza togliere il torsolo né la buccia. Fate bollire e cuocere insieme al vino per ca. 1 ora. Filtrate il composto per tutta la notte. Per il filtraggio i libri specialistici consigliano di usare un sacchetto particolare che dovrebbe trovarsi nei negozi dei casalinghi e che io non ho mai trivato. Per questo uso un colino a maglia stretta e secondo me va bene uguale. Non biscogna mai strizzare la frutta, perché la gelatina diventerà opaca!

Il giorno dopo misurate la quantità di liquido e aggiungete lo zucchero nella proporzione 1:1. A me sono venuti 850ml di liquido e ho aggiunto 850g di zucchero. Non vi spaventate che il succo ricavato dalla frutta è opaco, perché si chiarificherà durante la cottura. Fate bollire la gelatina finché non diventerà trasparente rimuovendo la schiuma che si forma sulla superficie. Questa è una delle parti più scoccianti della ricetta, perché bisogna stare attenti che non si bruci, girare ogni tanto e soprattutto rimuovere la schiuma. Continuate a bollire la gelatina finché non notate che non si forma più la schiuma.


Nei vasetti sterilizzati sistemate i rametti di rosmarino lavati e asciugati e versateci la gelatina. Chiudere bene e capovolgerli per 15 minuti. Poi rovesciare e lasciar raffreddare.

A me sono venuti 3 vasetti piccoli, cioè ca. 650 ml, per questo è una conserva preziosa... :) Prima di assaggiare la gelatina vi consiglio di aspettare almeno 1 mese perché si insaporisca con il rosmarino... Il mio abbinamento preferito per questa gelatina è l'auricchio piccante... :)

Sunday 24 January 2010

Spaghetti alla chitarra con triglie e pomodorini


Questa volta vi posto una ricetta che non ho fatto io, ma siccome questo piatto è veramente buono e anche molto italiano, ho pensato valga la pena pubblicarlo... Infatti ieri ha toccato cucinare all'italiano di casa che ha pensato bene di dimostrare che non sono l'unica capace di preparare le cosiddette buonezze. Direi che ci è riuscito, perché questa è senz’altro una buonezza...  
Ingredienti per 4 persone:
300g di filetti di triglie piccole;
grappolo di pomodorini;
mezza cipolla piccola;
1 spicchio d'aglio;
1 rametto di prezzemolo;
spaghetti alla chitarra;
olio extravergine d’oliva;
vino bianco;
peperoncino;
sale.
Tritare insieme la cipolla, l’aglio e il prezzemolo e tagliare I pomodorini a metà. Riscaldare un po’ d’olio in due padelle, soffriggere ¾ del trito e il peperoncino nella padella più grande e il resto del trito nella più piccola. Nella padella più grande aggiungere le triglie e nella più piccola i pomodorini. Attenzione: i pomodorini non devono diventare polpa, ma devono rimare interi! Per questo è meglio cominciare a farli quando avete buttato la pasta. 

E dico io: ma non sarebbe più facile far soffriggere tutto insieme? Invece no! Perché, come mi ha spiegato lo “chef”, il pomodoro non deve "sapere di pesce", ma deve contrastare il suo sapore… 

Quindi, dopo un paio di minuti aggiungere nel pesce un pochino di vino bianco, farlo cuocere sotto coperchio per qualche minuto e poi farlo sfumare. 

Net frattempo cuocere la pasta e quando è pronta, farla saltare un minuto con i pomodorini e poi mettere tutto nella padella con le triglie. Servire con il prezzemolo fresco. 
Posso soltanto agiungere che noi questa quantità di ingredienti abbiamo usato per due persone, quindi che siano i fatti a testimoniare quanto è buono... :) E bravo lo chef! ;)

Monday 18 January 2010

Food photography, appunti su come fotografare il cibo

Prima di cominciare a scrivere questo blog mi sono informata un po' sulle tecniche di fotografia gastronomica, perché le belle foto delle ricette danno al blog un qualcosa in più. Ho fatto un po' di ricerche principalmente su internet e come avrete (spero) notato cerco di mettere in pratica. Ovviamente sono lontana dalla perfezione e ancora di più dalla professionalità, ma non è facile per vari motivi che descriverò dopo...

Ho pensato, quindi, di condividere con voi alcuni dei miei appunti e di collegarmi così all'iniziativa di Anice&Cannella Food Photograpy for Dummies. Comincio con un post che poi potrebbe trasformarsi in una rubrica a parte. Aspetto i Vostri commenti e suggerimenti e sono curiosa di sapere quali sono le Vostre esperienze.

Una delle prime cose che ho letto, adesso non mi ricordo dove, e che mi ha fatto tanto ridere è che bisogna distinguere tra il cibo cucinato per essere mangiato e quello per le fotografie. Quindi le bellissime e appetitose pietanze che vediamo sulle foto professionali, in realtà non sono necessariamente così buone come sembrano, anzi potrebbero essere proprio incommestibili. Effettivamente dopo aver letto un po' di vari trucchi usati per rendere il cibo più estetico, si direbbe che c'è qualcosa di vero in questa frase. Pensate p.es. che per lucidare la frutta ci si spruzza l'olio. Per fare un esempio banale: Questo potrebbe andare anche bene per l'insalata, ma immaginatevi una fragola con l'olio sopra... Per noi, che cerchiamo di fare qualche foto carina dei piatti cucinati a casa, questo significherebbe che dovremmo cucinare due volte... ;) o almeno sacrificare una parte "per la scienza"... non so a voi, ma a me quest'idea non piace tanto. E questa è appunto la prima difficoltà delle foto del cibo fai da te.

Comunque, fermo restando che sarebbe proprio complicato seguire i consigli degli specialisti, si può cercare di prendere dai loro suggerimenti uno spunto per migliorare e per sperimentare a casa.

Passiamo al dunque. Sul sito di Digital Photography School ho trovato una serie di articoli sulla fotografia del cibo. Ecco le mie conclusioni:

  1. La cosa più importante nelle foto dei piatti, come nella fotografia in generale, è ovviamente la luce. Gli autori suggeriscono di posizionare il piatto da fotografare vicino alla finestra, perché con la luce del giorno la foto viene più naturale. Se la luce comunque non basta si può sempre accendere qualche lampada.
  2. La semplicità, cioè non fare la foto di tutta la tavola apparecchiata, ma limitarsi a scegliere uno sfondo interessante e eventualmente uno o due accessori come un piatto abbinato, un cucchiaino o una tovaglietta.
  3. Non lasciare che il cibo perda il suo aspetto appetitoso, da "appena sfornato". L'esempio più banale è il soufflè che dopo pochi minuti si sgonfia e diventa brutto o l'insalata che appassisce. Quindi è importante la rapidità.
  4. Fare attenzione ai colori e alle forme nella foto, in breve alla composizione.
  5. L'angolazione. Non fare le foto da sopra in giù, cioè quardando tutto il piatto in basso. A meno che questo non sia funzionale alla foto, p.es. per mostrare la forma particolare del piatto ecc. Si dovrebbe invece fare la foto tenendo la macchina fotografica con l'angolazione di 45°, quindi un po' sopra il livello del cibo. In pratica è come vedete il piatto mentre state seduti a tavola.

Va be', questi sarebbero i consigli base. Qui troverete dei video con le spiegazioni e la dimostrazione pratica del lavoro dei fotografi e dei food stylist (un altra bella parola è foodie :)):

A parte questi, troverete tantissimi altri tutorial su you tube, basta digitare "food photography".

OK, per il primo post può anche bastare :) Anche perché adesso vado ad esaminare gli errori nelle mie foto... :)

Thursday 14 January 2010

"Makowiec", un dolce di papavero

Si, si, già m'immagino i mezzi sorrisi e le battutine sulle proprietà di papavero... così almeno reagisce il 50 % delle persone, quando gli dico che in Polonia si fanno tanti dolci di papavero... Chi si interessa di cucina saprà sicuramente che in reltà i semi di papavero usati per cucinare non hanno nessun effetto "sospetto", anzi hanno un potere calmante. Infatti mia nonna mi ha raccontato che una volta l'infuso di semi di papavero veniva usato per calmare bambini piccoli quando piangevano.

A parte le sue proprietà benefiche, il papavero è semplicemente buono, anche se un po' complicato da preparare. Per fortuna oggi non dobbiamo fare tutto a mano e per fare i dolci con il papavero sarà molto utile munirsi di un robot da cucina o almeno un frullatore.

Il makowiec viene preparato tradizionalmente a Natale e a Pascqua, anche se poi si fa tutto l'anno. Mia nonna per esempio lo cucina molto spesso, perché piace a tutta la famiglia. Questa purtroppo non è la ricetta della nonna, ma la prossima volta mi faccio dire come lo fa lei. Intanto vi scrivo la versione di makowiec che è un mio esperimento, in pratica un mix di varie ricette e un po' di sana invenzione... :)

Ingredienti:

Per la pasta:
2 tuorli
1 uovo
400g farina
200g zucchero
1 cucchiao di burro
100g margarina
2 cucchiaini di lievito per dolci
Per la crema di papavero:
500g papavero
3 uova
100g zucchero a velo
2 cucchiai di miele
100g uvetta
100g noci
olio di mandorle

Per la meringa:
2 bianchi
2 cucchiai zucchero

In una ciotola mettere la farina, lo zucchero e il lievito per dolci. Aggiungere la margarina tagliata a pezzettini e il burro e cominciare a impastare, incorporare i tuorli (conservare i bianchi in frigo) e l'uovo. Lavorare tutto finché l'impasto non diventi omogeneo. Formare una palla, avvolgerla in carta stagnola e mettere nel frigo per almeno 30 minuti.

Sbollentare il papavero per qualche minuto e frullarlo nel robot finche' non diventa cremoso. Aggiungere tuorli, zucchero, miele e olio di mandorle e tritare tutto insieme. Unirci le noci tritate in modo grossolano e l'uvetta. Eventualmente si puo' aggiungere anche la buccia d'arancia candita. Montare i bianchi a neve e mischiarli delicatamente con la crema di papavero.

Stendere la pasta in una teglia rettangolare (ca. 30x40), versare sopra il papavero e infornare a 180 per 40 minuti ca.

Preparare la meringa, montando i bianchi a neve con lo zucchero e un pizzico di sale. Versare la meringa sul dolce gia' cotto e infornare per ca. 10 minuti a 150. Bisogna fare molta attenzione che non si bruci!

Conservare in un luogo fresco o nel frigo, ma non servire troppo freddo.

Per rendere il papavero cremoso, si può anche passarlo nel tritacarne, ma bisogna farlo almeno 2-3 volte. Una volta si usava anche (e alcuni lo usano ancora oggi) una specie di ciotola di coccio ruvida dentro che fungeva da mortaio e con un pestello di legno si schiacciava. Questa ciotola si chiama in polacco makutra da "mak"= papavero e "utrzec" = pestare.

Ah! Per chi ha sempre fretta, c'è anche un'altra possibilità: può comprare la crema di papavero già pronta, basta aggiungerci le uova (come nella ricetta) e eventualmente altre noci o l'uvetta. Ovviamente anche in questo caso vi rimando ai negozi alimentari polacchi... :)
Related Posts with Thumbnails